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Progetto di ricerca sul Dos de la Forca, primi risultati al Museo Archeologico (13 marzo)
Ossa di prede venatorie, schegge di utensili in selce: i rifiuti sono una preziosa fonte di informazioni anche quando risalgono a migliaia di anni fa, permettendoci di conoscere meglio come vivevano i nostri antenati.
Ciò vale anche per il sito archeologico del Dos de la Forca/Galgenbühel, vicino a Salorno, che presenta una grande quantità di ritrovamenti riconducibili ad un accampamento utilizzato nel Mesolitico per quasi 1.000 anni, tra l’8.400 e il 7.500 a. C.
Emerso una quindicina d’anni fa, l’insediamento si trovava vicino alle aree umide dell’Adige e serviva da campo base per la pesca e la caccia. In esso infatti sono stati ritrovati resti di lucci, tartarughe e molluschi, di mammiferi come cinghiali e castori e di utensili in selce.
Al sito del Dos de la Forca il Museo Archeologico dell’Alto Adige dedica l’articolato progetto di ricerca “Vivere vicino all’acqua. Risorse, tecnologia e mobilità nel Mesolitico. Il caso studio del sito Dos de la Forca di Salorno (Alto Adige)”.
I primi risultati verranno presentati martedì 13 marzo, alle ore 17,30, nel corso di una conferenza gratuita al museo. Proprio lo studio dei numerosi resti, effettuato coniugando archeologia e scienze naturali, permetterà di ricostruire – questo l’intento del progetto - la vita degli insediamenti mesolitici in prossimità di zone umide.
A tale scopo è stato istituito uno staff interdisciplinare di cinque specialisti composto da: Simona Arrighi, Stefano Bertola, Lorenzo Betti, Jacopo Crezzini e Monica Gala, coordinato dall’archeologa Ursula Wierer. Saranno loro i relatori della conferenza.