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Alfreider: "100 anni di bandiera ladina. Insieme si è raggiunto molto"
Il 5 maggio 1920, i rappresentanti di tutte e 5 le valli ladine si incontrarono a Passo Gardena per protestare contro la mancata considerazione dei Ladini nel trattato di pace di St. Germain (1919) e la mancata concessione del diritto di autodeterminazione. In quell’occasione, la bandiera ladina fu portata per la prima volta nelle Dolomiti: i suoi colori sono il blu del cielo, il bianco della neve sulle vette e il verde di prati e boschi.
“Per il gruppo linguistico ladino, il periodo tra le due guerre mondiali e poi gli anni fino al 1945 furono caratterizzati da decisioni altrui, povertà e dolore. Anche se non siamo stati citati nell’Accordo Degasperi-Gruber del 1946, questo è stato però l’inizio della conquista di diritti fondamentali sia in Alto Adige che in Trentino”, sostiene l'assessore Daniel Alfreider. Grazie al decennale impegno dei nostri predecessori nello sviluppo dell’Autonomia, passo dopo passo sono stati riconosciuti anche i diritti nei settori della scuola e della cultura ladina, prosegue Alfreider: nel 1975 fu costituita l’Intendenza ladina, nel 1976 l’istituto culturale “Micurá de Rü”, nel 1989 l’Istituto Pedagogico ladino, nel 1998/99 la Sezione ladina della Facoltà di Scienze di Formazione della LUB e nel 2006 la cattedra di Ladinistica. “Sia nel settore della formazione sia in ambito culturale e dei media, il gruppo linguistico ladino ha raggiunto molto: per questo, possiamo considerare il centenario della bandiera ladina come uno stimolo a continuare a lavorare in questa direzione”, così l’assessore. Come conferma anche il barometro linguistico dell’ASTAT (2014), la lingua ladina viene usata regolarmente, nel quotidiano, come madrelingua (in una percentuale dell’82,2% in Val Gardena e del 93,6% in Val Badia); l’88% delle persone interrogate ha inoltre confermato di usare il ladino sul lavoro.
Specialmente in questi mesi difficili, con la diffusione di una pandemia, è importante affrontare insieme i problemi e lavorare in maniera pragmatica alla ricerca di soluzioni. “Dovremo convivere ancora per un certo tempo con il virus, che modificherà in maniera importante il nostro quotidiano e la nostra vita lavorativa, ma sono sicuro che troveremo nuove vie d’uscita dalla crisi, anche in ambito culturale, perché proprio adesso è importante non dimenticare dove stanno le nostre radici”, conclude Alfreider.